Situato sulle coste meridionali del Messico, nello Stato di Oaxaca, Zipolite è un piccolo centro abitato che dista poco più di 70 chilometri dalla più rinomata Puerto Escondido.
La fama di questa piccola località si deve alla sua spiaggia, una mezzaluna sabbiosa che si sviluppa per 1700 metri, nella quale regna un clima di rilassatezza e totale tolleranza verso il nudismo (è famosa in Messico per essere stata la prima spiaggia nudista e di fatto è forse l’unica vera spiaggia nudista di tutto il paese). Frequentata da molti hippie e da “spiriti liberi eternamente in viaggio”, è ormai molto gettonata anche fra chi non risponde esattamente a questi profili ed è frequentatissima soprattutto durante le festività natalizie e di fine anno per cui, se volete godervela e rilassarvi davvero, meglio evitare questo periodo.
Spiaggia a parte, la zona dove si concentra la vita locale corrisponde alla avenida Roca Blanca, 300 metri di strada che corrono paralleli al mare, su cui sono distribuiti bar, ristorantini, negozietti, nonché le varie strutture (numerose ormai) in cui è possibile trovare alloggio.
Nelle strade più interne si sviluppa quello che è il vero e proprio pueblo dove ci sono molte case decorate con vistosi e colorati murales, cosa che mi ha fatto ricordare l’isola di Holbox.
Intorno all’origine del nome Zipolite ci sono varie teorie. La più accreditata afferma che questo termine deriva dall’antica lingua zapoteca e significherebbe “spiaggia dei morti” o “spiaggia delle anime”. Questa località sarebbe infatti un antichissimo luogo mistico dove si venivano a seppellire i defunti e tanto era famoso e importante questo sito che si percorrevano anche centinaia e centinaia di chilometri per giungere qui a dare sepoltura ai cari estinti.
Non so se è un caso oppure no (non ho avuto modo di indagare di più), le lettere che compongono i nomi delle vie sui cartelli sono disegnate come piccoli puzzle di ossa.
È molto suggestivo, una volta appresa la teoria dei defunti.
Per giungere fin qua da Città del Messico, si può prendere un volo fino a Puerto Escondido (questo è ciò che ho fatto io, ma si può optare per l’aeroporto di Huatulco o farsela interamente via terra, per chi ha tempo e tanta pazienza) per proseguire poi con un autobus che viaggi in direzione Pochutla e scendere al cosiddeto crucero de San Antonio. Si tratta di un incrocio lungo la statale 200 dove ci sono solo un OXXO, una piccola bottega, qualche edificio malconcio e scarabocchiato e uno dei soliti ristoranti lungo strada con la classica famiglia messicana che prepara tortillas senza sosta (buone, di quelle fatte a mano), una piastra rovente su cui c’è sempre qualcosa a sfrigolare e bimbi che scorrazzano qua e là.
Una landa desolata che col sole cocente ti costringe a trovare rifugio all’ombra bevendo qualcosa di ghiacciato, nell’attesa di salire su uno dei mezzi locali che proseguono in direzione Ventanilla-Zipolite.
Per la maggior parte si tratta di piccoli camion che probabilmente un tempo servivano a portare frutta o cose del genere, che sono stati convertiti in mezzi per il trasporto collettivo e oggi fanno la spola tra il crucero e Zipolite, con varie altre fermate durante il tragitto.
Si viaggia perciò in mezzo a bimbi che vanno a scuola, a donne con cesti e legna, a operai con martelli e secchi, ad altri viaggiatori zaino in spalla, buttando l’occhio al di là delle assi di legno alle quali siamo appoggiati e aggrappati per stare attenti a non perdere la fermata, che si “chiama” premendo un pulsante, esattamente come sull’autobus.
Via via il colectivo si svuota, lasciando ognuno alla propria vita.
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